
La Primera parte del Guzmán de Alfarache di Mateo Alemán, terminata nel 1597 e stampata a Madrid nel 1599, ebbe una grandissima diffusione in Spagna. Nel giro di pochi mesi fu ristampata due volte a Barcellona e una volta a Saragozza. L'anno dopo, di nuovo a Madrid, a Barcellona e in varie città europee, come Bruxelles (Bruselas), Parigi, Lisbona e Coimbra. Dell'aspettativa che lanciava l'autore nel prologo, dove si annunciava un'indefinita continuazione, approfittò il valenziano Juan Martí (Mateo Luján de Sayavedra) che nel 1602 pubblicò una Segunda parte de la vida del pícaro Guzmán de Alfarache, la quale riscosse uno straordinario successo, cui seguì la Segunda parte de la vida de Guzmán de Alfarache che nel 1604 si affrettò a scrivere l'autore del Guzmán, Mateo Alemán, vendicandosi ironicamente della continuazione apocrifa (ossia facendo di Sayavedra un personaggio del romanzo, quello del servitore infedele, cui riserva una morte per annegamento) e promettendo una terza parte che non vedrà mai la luce della stampa. Una terza parte apocrifa, invece, è quella scrisse il portoghese Féliz Machado da Silva nel 1650.
La tipologia delle avventure narrate ricalca la finzione autobiografica del Lazarillo de Tormes, di cui si riprendono l'articolazione narrativa e le tematiche più peculiari, che tracciano un cammino umano degradante, miserabile, furfantesco . L'impianto ideologico, tuttavia, si trasforma sotto il peso della sensibilità controriformista che impone alla narrazione una vernice moraleggiante. Sin dal sottototilo, atalaya de la vida humana, il libro controbilancia l'apprendistato disonorante del pícaro -su cui si dipana un'accesa satira sociale- con la lezione didattica della cognizione della colpa, della possibilità di riscatto mediante il pentimento e della sua totale espiazione. Ecco così offerta una robusta giustificazione alla diagnosi satirica di una società corrotta e depravata che Guzmán rivela e condanna indirettamente dal luogo dal quale tutta la vicenda -che è la sua vita d'infame- emana: la memoria recuperata nella prigionia, l'evocazione del passato nel presente espiatorio della condanna. Dopo una lunga carriera di malefatte, era stato arrestato e processato a Siviglia e condannato inizialmente a scontare sei anni di galera, in seguito a un tentativo fallito di fuga, la pena viene commutata in galera a vita.
Ma qual era la funzione 'reale' del fondo morale presente nel Guzmán? Un'esplicita finalità didattica (che tanto dimostrano di apprezzare i lettori del XVII secolo)? Una sovrastruttura nociva alle autentiche logiche della narrazione (come pensano quelli del secolo XVIII, che si preoccuparono anche di espurgare l'opera delle sue parti superflue)? O avevano invece una 'funzione cautelativa', come si inizia a credere in epoca romantica, quando Mateo Almán asssume il profilo di un autore falsamente conformista. Si può affermare che il dibattito sull'intentio auctoris non sia ancora chiuso.
La relazione dialettica tra il protagonista e la realtà circostante, sempre minacciosamente ostile, conduce il lettore nel nucleo centrale delle avventure come 'lotta per la sopravvivenza'. La tensione conflittuale di Guzmán e il mondo produce l'affermazione di un'ampia gamma di disvalori, innescati da un progressivo degradarsi dell'azione e da un progressivo adeguamento del personaggio a una simile degradazione morale. Le lunghe digressioni moraleggianti, allora, rallentando il ritmo della narrazione, evidenziano, per contrasto, il quadro della generale corruzione nonché i momenti più salienti dell'amaro disinganno del protagonista.
Insomma, tutto il libro è la storia di una redenzione e di una conversione, narrate a ritroso, dal loro compimento, e maturate di nuovo, alla luce di una rememoración del peccato e la lucida meditazione di un passato che si sta scontando nel presente.
Edizioni
Guzmán de Alfarache, a cura di F. Rico, Barcelona, Planeta, 1983.
Guzmán de Alfarache, a cura di J. M. Micó, 2 vols. Madrid, Cátedra, 1987.
Per leggere l'opera in rete: http://es.wikisource.org/wiki/Vida_del_p%C3%ADcaro_Guzm%C3%A1n_de_Alfarache_%28Versi%C3%B3n_para_imprimir%29
Traduzioni italiane
La vita del furfante (Guzmán de Alfarache), Milano, Bompiani, 1980 (IV ed.)
Filmografia
Mario Monicelli
I picari (1987; con Enrico Montesano, Vittorio Gassman, Nino Mafredi, Giuliana de Sio)
http://www.youtube.com/watch?v=2HSblrYe1sc
Fernán Fernán-Gómez e J. L. García Sánchez
Lázaro de Tormes (2001) trailer: http://www.youtube.com/watch?v=gHMLc9PDLr8
sul film: http://www.labutaca.net/lazarodetormes/
La tipologia delle avventure narrate ricalca la finzione autobiografica del Lazarillo de Tormes, di cui si riprendono l'articolazione narrativa e le tematiche più peculiari, che tracciano un cammino umano degradante, miserabile, furfantesco . L'impianto ideologico, tuttavia, si trasforma sotto il peso della sensibilità controriformista che impone alla narrazione una vernice moraleggiante. Sin dal sottototilo, atalaya de la vida humana, il libro controbilancia l'apprendistato disonorante del pícaro -su cui si dipana un'accesa satira sociale- con la lezione didattica della cognizione della colpa, della possibilità di riscatto mediante il pentimento e della sua totale espiazione. Ecco così offerta una robusta giustificazione alla diagnosi satirica di una società corrotta e depravata che Guzmán rivela e condanna indirettamente dal luogo dal quale tutta la vicenda -che è la sua vita d'infame- emana: la memoria recuperata nella prigionia, l'evocazione del passato nel presente espiatorio della condanna. Dopo una lunga carriera di malefatte, era stato arrestato e processato a Siviglia e condannato inizialmente a scontare sei anni di galera, in seguito a un tentativo fallito di fuga, la pena viene commutata in galera a vita.
Ma qual era la funzione 'reale' del fondo morale presente nel Guzmán? Un'esplicita finalità didattica (che tanto dimostrano di apprezzare i lettori del XVII secolo)? Una sovrastruttura nociva alle autentiche logiche della narrazione (come pensano quelli del secolo XVIII, che si preoccuparono anche di espurgare l'opera delle sue parti superflue)? O avevano invece una 'funzione cautelativa', come si inizia a credere in epoca romantica, quando Mateo Almán asssume il profilo di un autore falsamente conformista. Si può affermare che il dibattito sull'intentio auctoris non sia ancora chiuso.
La relazione dialettica tra il protagonista e la realtà circostante, sempre minacciosamente ostile, conduce il lettore nel nucleo centrale delle avventure come 'lotta per la sopravvivenza'. La tensione conflittuale di Guzmán e il mondo produce l'affermazione di un'ampia gamma di disvalori, innescati da un progressivo degradarsi dell'azione e da un progressivo adeguamento del personaggio a una simile degradazione morale. Le lunghe digressioni moraleggianti, allora, rallentando il ritmo della narrazione, evidenziano, per contrasto, il quadro della generale corruzione nonché i momenti più salienti dell'amaro disinganno del protagonista.
Insomma, tutto il libro è la storia di una redenzione e di una conversione, narrate a ritroso, dal loro compimento, e maturate di nuovo, alla luce di una rememoración del peccato e la lucida meditazione di un passato che si sta scontando nel presente.
Edizioni
Guzmán de Alfarache, a cura di F. Rico, Barcelona, Planeta, 1983.
Guzmán de Alfarache, a cura di J. M. Micó, 2 vols. Madrid, Cátedra, 1987.
Per leggere l'opera in rete: http://es.wikisource.org/wiki/Vida_del_p%C3%ADcaro_Guzm%C3%A1n_de_Alfarache_%28Versi%C3%B3n_para_imprimir%29
Traduzioni italiane
La vita del furfante (Guzmán de Alfarache), Milano, Bompiani, 1980 (IV ed.)
Filmografia
Mario Monicelli
I picari (1987; con Enrico Montesano, Vittorio Gassman, Nino Mafredi, Giuliana de Sio)
http://www.youtube.com/watch?v=2HSblrYe1sc
Fernán Fernán-Gómez e J. L. García Sánchez
Lázaro de Tormes (2001) trailer: http://www.youtube.com/watch?v=gHMLc9PDLr8
sul film: http://www.labutaca.net/lazarodetormes/
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